a Repubblica Napoli, 22 giugno 2020

Nel suo “buen retiro” di Cassano, dove con il suo compagno Michele Gentile si è rifugiata per trovare pace e dimora quando il Comune di Napoli la sfratò dalla sua “casa-museo” di Piazza Cesarea dove custodiva la memoria di un tempo eroico del teatro napoletano e costruiva incontri per consegnare a giovani ignari il racconto di quegli anni strani, in cui il “teatro di ricerca” fondava spazi e percorsi a cui alimentarsi, Maria Luisa Santella compie gli anni. Parecchi, ché alle signore non si chiede l’età per eleganza, ma basta fare qualche ricerca e qualche facile conto per sapere che i suoi settantacinque anni hanno segnato una storia nobile di questa città strana, curiosa e smemorata, in cui un’attrice può lasciare il suo segno nella memoria di qualcuno e scomparire, quasi in punta dei piedi, trovando spazio poi nei libri di chi studia il passato del teatro, del cinema, della televisione.
Così chi si troverà ad attraversare gli ultimi cinquant’anni non potrà non trovare Maria Luisa Santella, videomaker e ricercatrice di linguaggi dello spettacolo, voce per una radiofonia non convenzionale, forza prorompente del palcoscenico clandestino dei tempi delle “cantine” e delle “avanguardie”, corpo ed energia “in eccesso” capace di coinvolgere e affascinare chi andava cercando le nuovi talenti di una drammaturgia rifondante che non ebbe certo vita facile ma ebbe lingua forte e visionaria.
Con Mario Santella, che era in quegli anni suo marito e compagno d’arte firmò spettacoli entrati nella storia del teatro italiano interpretando disagi e ambizioni, impegno politico e civile. Prove battagliere come “Ana logon”, “Macbeth”, “Peccato che sia una sguadrina”, “Mescafrangesca”, “Medea di Portamedina” crearono il picco-grande “mito” di quest’attrice inarrestabile e generosa. Per tutti fu “la Santella” pronta a litigare per rivendicare i diritti degli “ultimi del teatro” quegli attori e tecnici che ancora oggi, in questi giorni, battono le medesime strade cercando di affermare la dignità del loro lavoro a politici sordi. In prima fila a manifestare l’orrore di una guerra che in Vietnam mieteva vite giovani. Ospitale ad accogliere gruppi “alternativi” che venivano a Napoli, nella scomodità accogliente del Teatro Alfred Jarry prima e dello storico Teatro Ausonia più tardi, a portare la voce inquieta di un “altro teatro” che metteva radici nel mondo. Certo molto di quegli anni è andato perduto nella nostra memoria, ma Maria Luisa fu anche volto, corpo, voce capace di ispirare registi ed impresari cinematografici che la vollero in film come i mitici “Brutti sporchi e cattivi” e “Maccheroni” di Ettore Scola, “Oggetti smarriti” di Giorgio Molteni, “Pericle il nero” di Stefano Mondini, “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek, ed in altri di Gregoretti, Scaparro, Bertolucci, Salvatores, Corsicato.
Vita non facile la sua, ma affrontata con una esemplare allegria interiore ed una instancabile curiosità umana che la portarono ad affrontare “avventure” esistenziali e lavorative, a conoscere saperi ed esperienze distanti come quelli esaltanti degli “anni australiani” riportati poi in un suo libro “La Terra Parallela – Teoria del Sogno”, testimonianza di conoscenza del “Dreamtime”, la filosofia aborigena sulla creazione, perno della della cultura aborigena di cui, insieme con Michele Gentile, furono nominati ambasciatori.
«Gli anni dell'Australia furono importanti, ci andammo dopo che mi fui ristabilita dalle conseguenze drammatiche di un incidente avvenuto a Milano dove fui travolta da un’auto. Sei mesi di ospedale, e subito dopo la separazione da Mario, l'incontro con Michele, artista di talento ed inseparabile compagno, mi spinsero a cercare un territorio nuovo in cui rifondare la mia vita. Ci trasferimmo così a Perth in Western Australia», mi disse in una intervista di cinque anni or sono, quando fu chiamata ad essere la “Signorinella” del film Pericle il nero”. Ma il teatro Maria Luisa Santella non lo dimenticò certo nel suo girovagare, all'Academy of performing arts di Perth, in Australia, mise in scena una rielaborazione in inglese di “Questa sera si recita a soggetto”, tenne laboratori, insegnò teatro, fu premiata dall'Australia Council for the Arts. Anni belli, esaltanti, faticosi, che non sono stati ripagati, al ritorno a Napoli, da un parallelo entusiasmo. Sfrattata dal grande appartamento avuto in uso dall’allora sindaco Bassolino, Maria Luisa ha messo tende nel verde accogliente del Parco Nazionale del Pollino, a Monte di Cassano, 700 metri sul livello del mare, poco distante da Castrovillari, dove lunedì certamente gli amici le faranno festa. (giulio baffi)

a Repubblica Napoli, 22 giugno 2020

Nel suo “buen retiro” di Cassano, dove con il suo compagno Michele Gentile si è rifugiata per trovare pace e dimora quando il Comune di Napoli la sfratò dalla sua “casa-museo” di Piazza Cesarea dove custodiva la memoria di un tempo eroico del teatro napoletano e costruiva incontri per consegnare a giovani ignari il racconto di quegli anni strani, in cui il “teatro di ricerca” fondava spazi e percorsi a cui alimentarsi, Maria Luisa Santella compie gli anni. Parecchi, ché alle signore non si chiede l’età per eleganza, ma basta fare qualche ricerca e qualche facile conto per sapere che i suoi settantacinque anni hanno segnato una storia nobile di questa città strana, curiosa e smemorata, in cui un’attrice può lasciare il suo segno nella memoria di qualcuno e scomparire, quasi in punta dei piedi, trovando spazio poi nei libri di chi studia il passato del teatro, del cinema, della televisione.
Così chi si troverà ad attraversare gli ultimi cinquant’anni non potrà non trovare Maria Luisa Santella, videomaker e ricercatrice di linguaggi dello spettacolo, voce per una radiofonia non convenzionale, forza prorompente del palcoscenico clandestino dei tempi delle “cantine” e delle “avanguardie”, corpo ed energia “in eccesso” capace di coinvolgere e affascinare chi andava cercando le nuovi talenti di una drammaturgia rifondante che non ebbe certo vita facile ma ebbe lingua forte e visionaria.
Con Mario Santella, che era in quegli anni suo marito e compagno d’arte firmò spettacoli entrati nella storia del teatro italiano interpretando disagi e ambizioni, impegno politico e civile. Prove battagliere come “Ana logon”, “Macbeth”, “Peccato che sia una sguadrina”, “Mescafrangesca”, “Medea di Portamedina” crearono il picco-grande “mito” di quest’attrice inarrestabile e generosa. Per tutti fu “la Santella” pronta a litigare per rivendicare i diritti degli “ultimi del teatro” quegli attori e tecnici che ancora oggi, in questi giorni, battono le medesime strade cercando di affermare la dignità del loro lavoro a politici sordi. In prima fila a manifestare l’orrore di una guerra che in Vietnam mieteva vite giovani. Ospitale ad accogliere gruppi “alternativi” che venivano a Napoli, nella scomodità accogliente del Teatro Alfred Jarry prima e dello storico Teatro Ausonia più tardi, a portare la voce inquieta di un “altro teatro” che metteva radici nel mondo. Certo molto di quegli anni è andato perduto nella nostra memoria, ma Maria Luisa fu anche volto, corpo, voce capace di ispirare registi ed impresari cinematografici che la vollero in film come i mitici “Brutti sporchi e cattivi” e “Maccheroni” di Ettore Scola, “Oggetti smarriti” di Giorgio Molteni, “Pericle il nero” di Stefano Mondini, “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek, ed in altri di Gregoretti, Scaparro, Bertolucci, Salvatores, Corsicato.
Vita non facile la sua, ma affrontata con una esemplare allegria interiore ed una instancabile curiosità umana che la portarono ad affrontare “avventure” esistenziali e lavorative, a conoscere saperi ed esperienze distanti come quelli esaltanti degli “anni australiani” riportati poi in un suo libro “La Terra Parallela – Teoria del Sogno”, testimonianza di conoscenza del “Dreamtime”, la filosofia aborigena sulla creazione, perno della della cultura aborigena di cui, insieme con Michele Gentile, furono nominati ambasciatori.
«Gli anni dell'Australia furono importanti, ci andammo dopo che mi fui ristabilita dalle conseguenze drammatiche di un incidente avvenuto a Milano dove fui travolta da un’auto. Sei mesi di ospedale, e subito dopo la separazione da Mario, l'incontro con Michele, artista di talento ed inseparabile compagno, mi spinsero a cercare un territorio nuovo in cui rifondare la mia vita. Ci trasferimmo così a Perth in Western Australia», mi disse in una intervista di cinque anni or sono, quando fu chiamata ad essere la “Signorinella” del film Pericle il nero”. Ma il teatro Maria Luisa Santella non lo dimenticò certo nel suo girovagare, all'Academy of performing arts di Perth, in Australia, mise in scena una rielaborazione in inglese di “Questa sera si recita a soggetto”, tenne laboratori, insegnò teatro, fu premiata dall'Australia Council for the Arts. Anni belli, esaltanti, faticosi, che non sono stati ripagati, al ritorno a Napoli, da un parallelo entusiasmo. Sfrattata dal grande appartamento avuto in uso dall’allora sindaco Bassolino, Maria Luisa ha messo tende nel verde accogliente del Parco Nazionale del Pollino, a Monte di Cassano, 700 metri sul livello del mare, poco distante da Castrovillari, dove lunedì certamente gli amici le faranno festa. (giulio baffi)

Ultimi commenti

01.12 | 18:30

vorrei poter vedere il copione di Macbeth per uno studio di shakespeariani europei (prossimo convegno in marzosulla ricezione e gli adattamenti di macbeth in Europa dalla seconda metà del Novecentoin

05.02 | 15:35

STUPENDA MARIA LUISA💖💖💖

25.01 | 07:00

Molto bella questa pagina

09.06 | 12:04

Fantastica pagina, un abbraccio grande!!!

Condividi questa pagina